America’s Cup 1983

Il comportamento di Azzurra fu esemplare. L’imbarcazione italiana giunse terza  nella Vuitton Cup, dietro Australia II  (che il 26 settembre avrebbe compiuto l’impresa impossibile di conquistare la Coppa ) e l’inglese Victory ’83 , ma davanti a Canada One . Un trionfo per i nostri colori, che tra l’altro (unici a riuscirci) avevano addirittura battuto Australia 2 nella decima regata del secondo round robin.
Al termine vi furono tre iniziative per lanciare una nuova sfida ed una delle più importanti fu quella della Compagnia della Vela di Forte dei Marmi, presente Ben Lexcen. Lo spezzino Giancarlo Barberis fu uno dei protagonisti per la sua esperienza sia velica che tecnica avendo inoltre presentato le sue imbarcazioni al Salone di Newport ( unico cantiere Italiano ) durante la sfida.

Un pò di storia della Coppa America

Nel 1970, per la prima volta vengono accettate due sfide: una australiana ed una francese. Qualcuno in Italia aveva valutato di partecipare a questa sfida, ma non eravamo ancora in grado di essere competitivi. Nel 1974, gli scafi di alluminio sostituiscono quelli in legno: una grande evoluzione tecnologica. Ed entrano in gioco gli australiani: Bob Miller (Ben Lexcen) e Alan Bond (quelli che vinceranno la Coppa America nel 1983). Nel 1977 gli americani rivincono sugli Australiani, nel cui team troviamo Bob Miller e Johan Valentijin: gli stessi che si troveranno come progettisti concorrenti nel 1983 ( Australia 2 e Liberty).  Il 1980 ha come sfidanti: australiani, francesi, svedesi ed inglesi. E’ la prima sfida nella quale gli americani vacillano in finale, che fu contro gli australiani. Ed eccoci al 1983. L’anno di Azzurra. Ma quali furono i motivi della sua partecipazione? Prima di tutto, la disponibilità di budget adeguati per fare ricerca e test di nuovi materiali, oltre che del fatto che l’ Italia era maturata dal ’70 in poi con le maggiori vittorie internazionali nelle regate di altura, dove conta il team e quindi era pronta  a trovare nuove soluzioni tecniche e nuove strategie. L’argomento è importante perché la Coppa America, soprattutto da quando la sfida si è allargata a più’ nazioni, ha rappresentato un campo di prova di nuove tecnologie che poi venivano affinate nelle varie regate che si effettuano nel mondo per poi influire positivamente in termini di sicurezza e di materiali e sulle costruzione veliche per il diporto. Ecco perché molte riviste hanno scritto che la Coppa America viene vinta da chi sa spendere.

Ricordi di Giancarlo Barberis

Ben Lexcen lo avevo conosciuto come Bob Miller. Quando lo incontrai in Italia, oltre che progettista era anche titolare di una veleria in Australia. Aveva appena preso l’impegno di progettare il Guia di Giorgio Falck, quando venne a farmi visita in cantiere a La Spezia. In quell’occasione gli proposi di disegnarmi un’imbarcazione sui 12 metri. All’epoca aveva già troppi impegni, per cui rimandammo l’eventuale incarico a tempi meno impegnativi per lui ed io diedi l’incarico ad Andrea Vallicelli che progettò lo Show 42, che con il Blu Show arrivai secondo alla Sardinia Cup dietro gli Stati Uniti. Non ne ebbi più notizie fino a quando si iniziò a parlare di America’s Cup e seppi che Ben Lexcen era il Bob Miller che avevo conosciuto. Per incontrarlo, giunto a Newport, mi presentai al cantiere degli australiani, i cui cancelli erano chiusi e sorvegliati per impedire fughe di notizie o immagini sulla famosa e segreta chiglia di Australia 2. Fui fermato da un poliziotto americano. Chiesi di Ben Lexcen e consegnai un mio biglietto da visita. Dopo dieci minuti arrivò Ben, sorridente come il solito, che si ricordava benissimo del nostro incontro a La Spezia. Mi fece entrare e parlammo d’affari. Sentivo che avrebbe vinto la Coppa America. Sentivo che dovevo impegnarlo subito, ma sapevo che più di tanto non potevo spingere.Quando andai a visitare per la seconda volta Australia II non ero più visto come un italiano che poteva fare spionaggio per Azzurra, ma bensì come un amico di Ben Lexcen il quale mi fece vedere la famosa chiglia. In quell’occasione mi disse che durante la sua prossima visita al mio cantiere in Italia mi avrebbe rivelato un vero e proprio segreto. Sinceramente, mi lasciò davvero incuriosito…………….Il segreto mi fu poi rivelato e verrà il giorno in cui potrò rivelarlo.